Foto: Dott. Valerio Veglio.
Rubrica “Incontri”
A cura di Salvino Cavallaro
Coronavirus. E’ il tema del momento, è il virus sconosciuto che sta rivoluzionando il nostro vivere quotidiano. In questi giorni, in cui l’ansia si fa padrona di noi, ho spesso riflettuto come da parte dell’essere umano ci sia la difficoltà di mantenere l’equilibrio del fare e dell’agire, intesi come modus ideale per affrontare certe evenienze della vita. Ebbene, di tutto ciò ne ho dedotto come la fragilità che alberga persistente in ognuno di noi, ci renda facilmente vulnerabili e quindi incapaci di gestire con equilibrio certi eventi che pur rappresentano l’importanza di non essere sottovalutati. E così si tende a esagerare, producendo un panico dilagante che non aiuta a migliorare la nostra e l’altrui gestione di vita. Detto questo, proprio nell’ottica di fare chiarezza e di non creare inutili allarmismi che sono spesso il frutto di un’informazione distorta su quanto sta accadendo in Italia a seguito dell’emergenza per il Coronavirus, ho pensato di incontrare un esperto di Malattie Infettive e di rivolgergli quelle domande che tutti noi ci stiamo ponendo dal momento in cui questo virus si è insediato così velocemente in Italia. A questo proposito, mi piace ribadire ciò che è stato emesso dal comunicato del Ministero della Sanità, il quale raccomanda di non recarsi nel Pronto Soccorso dell’Ospedale più vicino, ma di attenersi alle chiamate telefoniche così ripartite:
Per quanto riguarda l’emergenza Coronavirus in Lombardia, comporre il numero verde 800 894545 che si aggiunge al 112 (per chi ha febbre e tosse) e al 1500 (per chi ha bisogno di sole informazioni generiche.
Per quanto riguarda l’emergenza in Veneto, si deve invece selezionare il numero verde 800 462340 tenendo sempre conto di quanto detto prima nel selezionare bene gli altri numeri telefonici, facendo un distinguo del proprio problema a beneficio di non intasare inutilmente le linee.
Stesso discorso per la Regione Piemonte, il quale si avvale del numero verde 800 333444.
Ci si augura quindi di avere fatto una doverosa informazione sul comportamento telefonico da adottare con chiarezza, cercando sempre di non farsi prendere dal panico.
Detto questo, prima di partire con l’intervista, conosciamo insieme il nostro interlocutore che ringraziamo per la sua gentile collaborazione, nell’averci dato lumi su questo virus che tanto preoccupa tutti noi.
Il Dott. Valerio Veglio è esperto in Malattie Infettive, Febbre di origine sconosciuta, Endocardite, Malattie Tropicali, Osteomielite, Infezioni Virali, Infezioni Genitali. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Torino nel 1971, si è specializzato poi in Malattie Infettive e Malattie Tropicali presso l’Università di Milano. Nel 2006 è diventato Primario Emerito dell’Ospedale Amedeo di Savoia, dopo una lunga carriera iniziata come assistente nel 1972. Sempre dal 2006, è consulente per il CMDI – Coordinamento Rete Interregionale Malattie Rare per il Piemonte e la Valle d’Aosta e presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria S. Giovanni Battista di Torino. Tre anni dopo ha ricevuto l’incarico di Direttore del Raggruppamento Riabilitazione Neuromotoria e Lungodegenza della Casa di Cura Villa Serena di Piossasco in provincia di Torino. Il Dott. Valerio Veglio vanta anche numerose presenze a congressi internazionali dal tema: “L’infettivologia” e una lunga serie di pubblicazioni scientifiche.
Dott. Veglio, che cos’è esattamente questo Coronavirus che sta rivoluzionando il nostro vivere quotidiano?
“E’ un virus che ha approfittato dei giornali per farsi luce. A parte le battute, si tratta di un virus di origine respiratoria che si trasmette con discreta facilità ed è molto simile a quello influenzale. Il problema è che a tutt’oggi non esiste ancora un vaccino, e quindi la diffusione é più possibile rispetto all’influenza. Per cui, non c’è nessun allarme particolare, anche perché si tratta di una malattia con un indice di mortalità relativamente basso che si calcola intorno al 2% e colpisce soprattutto le persone anziane o con problemi già preesistenti”.
In Italia siamo realmente preparati a fronteggiare questo tipo di contagio?
“Sicuramente sì, nel senso che sono state messe in atto delle misure che mi verrebbe da dire persino eccessive. Sono certo che l’epidemia poco per volta si risolva, perché nel breve diminuiranno i casi e la diffusione del virus, tenendo conto che la maggior parte dei casi infetti e dei contagiati, o non sviluppa malattie oppure accresce una forma di tipo bronchitico o faringitico”.
Come avviene la catena di contagio?
“Attraverso colpi di tosse e di starnuti, i quali diffondono delle goccioline in cui ci sono i virus che vengono respirati da altre persone che si contagiano”.
Pensa che il numero dei contagiati sia destinato a crescere?
“Nel breve tempo, il numero dei contagiati crescerà sicuramente ancora un po’. Tuttavia, non sono preoccupato per questo, perché penso che poco per volta finirà come tutte le epidemie di virus respiratorio. Infatti, questo virus ha la stessa modalità di trasmissione che hanno i virus del morbillo della varicella e anche altri, i quali si propagano e contagiano attraverso il respiro.”
Senza vaccino e senza terapie adatte a contrastare il Coronavirus. L’isolamento è l’unico modo per contrastare il contagio?
“In questo momento non c’è vaccino e non ci sono terapie adatte a contrastare il Coronavirus. So che si stanno prodigando in merito. Sentivo parlare di sei mesi di tempo, e quindi questo vaccino servirà per eventuali epidemie future. Per quanto riguarda i farmaci, invece, sono state tentate delle terapie adatte all’AIDS che non hanno dato risultati soddisfacenti ma solo valutabili. Bisogna ancora aspettare un po’ di tempo, prima di capire tante cose”.
In questo momento l’isolamento è l’unico modo valido per evitare il contagio?
“ L’isolamento è sicuramente il metodo migliore per evitare il contagio, però deve essere fatto in modo razionale perché non penso sia giusto esasperare l’eccessiva protezione. Non sempre si può fare isolamento molto stretto, senza avere poi problemi di altro tipo. Un po’ come dire che ogni medaglia ha sempre il suo rovescio”.
Dott. Veglio, quali sono realmente i sintomi che devono creare un campanello d’allarme?
“Febbre, tosse e mal di gola”.
L’arrivo del Coronavirus è coinciso con l’indice stagionale più alto d’influenza. Tutto questo crea disagio in ambito sanitario?
“Sì e no, perché è un piccolo dettaglio di tutta la gestione respiratoria.”
Pensa che le misure necessarie prese dal Governo e dalla Protezione Civile, siano sufficienti per fronteggiare l’epidemia in corso?
“Assolutamente sì. Anzi, penso persino che siano eccessive, perché ci si illude di poter bloccare con qualunque misura le possibilità di contagio. Ritengo questa impresa impossibile, perché qualcosa succederà ancora. Il contagio ci sarà ancora e non c’è nessun modo per bloccarlo al 100%. Questo è normale”.
E’ vero che i tamponi sono analizzati attentamente e poi inviati al Ministero della Sanità per un’altra verifica?
“Non mi risulta che i tamponi vengano inviati al Ministero della Sanità, dopo essere stati analizzati. So invece che il risultato dei tamponi è inoltrato al Ministero per fare un conteggio quantitativo del fenomeno. Il tampone può essere ripetuto se la situazione non è convincente, nel senso che se risulta un tampone negativo in un paziente che ha un’anamnesi e una sintomatologia riferibili a una ipotesi di coronavirus, allora è giusto ripetere l’operazione”.
Le mascherine servono a qualcosa?
“Le mascherine chirurgiche servono a non trasmettere infezioni ad altri”.
Si raccomanda sempre di lavare bene le mani e di usare possibilmente anche un gel con almeno il 60% di alcol, per disinfettare bene. E’ così?
“Questo non vale solo per il coronavirus ma per tutte le situazioni di comunità ospedaliere, perché, in effetti, la trasmissione degli agenti patogeni infettivi è veicolata dalle mani. La necessità di lavarsi le mani è diventata una disciplina sui quali si sono fatti dei convegni, piuttosto che grande propaganda a livello ospedaliero. Lavare le mani è una cosa fondamentale. Sempre!”.
Tra Coronavirus e influenza, qual è la differenza?
“Sono virus completamente diversi, anche se le modalità di trasmissione sono le stesse e uguali sono le sintomatologie, le profilassi e la prevenzione”.
Un contagiato, quante persone può contagiare?
“E’ difficile dirlo, dipende quante persone si sono incontrate e contagiate. L’affollamento è una delle cose da evitare assolutamente. Giusta questa misura dello Stato che l’ha approvata e messa subito in atto. Più persone ci sono, e più possibilità di contagiare ed essere contagiati esistono”.
Quanto può durare un’epidemia come questa?
“Anche a questa domanda è difficile rispondere. In base alle misure prese in questi giorni, credo che nel giro di un paio di mesi l’epidemia possa esaurirsi. Naturalmente, stiamo parlando dell’Italia e non della Cina, dove l’elevatissima popolazione induce a pensare a tempi di durata molto più lunghi”.
Salvino Cavallaro